Maggio 22 2017 0Comment

#nlfitalia17 Stefano Cerrato al Nonprofit Leadership Forum

 

Maria Punzo intervista Stefano Cerrato, Ufficio Terzo Settore ed Enti Religiosi Banco BPM.

 

La contaminazione tra il Profit e il Non-Profit è possibile? E se si cosa contaminare?
Più che di contaminazione, io parlerei di interazione. Da un lato, infatti, rilevo che il profit ricorre in modo crescente ai servizi offerti dal non profit (cito ad esempio, la fruizione di servizi integrativi di welfare sanitario a favore dei dipendenti delle aziende, offerti da imprese sociali appartenenti al non profit, quale ad esempio Welfare Italia), dall’altro il profit può trasmettere al non profit esperienze manageriali nel campo dello sviluppo imprenditoriale, del marketing e della gestione “commerciale”, temi che il non profit, a fronte dei sempre decrescenti contributi che pervengono dal settore pubblico ma anche da quello privato, deve imparare a gestire per assicurarsi sostenibilità finanziaria autonoma.

Che tipo di innovazione si augura per il mondo del Non-profit?
Credo che le strade da percorrere siano diverse. Una è sicuramente quella, come ho appena detto, dello sviluppo di crescenti capacità manageriali da parte degli operatori. Lo sviluppo del non-profit passa anche attraverso metodi di gestione operativa propria del profit, perseguendo obiettivi sociali ma operando come un’azienda. Sono inoltre convinto che temi quali la gestione dell’housing sociale, in ottica imprenditiva anche se a prezzi calmierati, e l’innovazione tecnologica costituiranno, soprattutto per il settore delle “imprese sociali”, una buona base per lo sviluppo. La più importante innovazione che auspico è comunque riferita allo sviluppo di aggregazioni e di sinergie sempre più intense tra i vari soggetti del non profit operanti in ambiti omogenei, che consentano la limitazione di duplicazioni e il rafforzamento anche patrimoniale delle strutture.

Secondo Lei, le Banche possono costituire un anello di congiunzione tra il mondo del Profit e del non Profit? E se Si, quali sono i VALORI che assolutamente devono essere condivisi tra di loro (Profit, non profit e Pubblica Amministrazione-Banche)?
Come mi ha recentemente ribadito uno dei miei “maestri”, le banche devono fare le banche, ma proprio in questo ruolo il loro compito, se ben interpretato in un connubio tra CSR e attività tipica, può essere orientato a favorire la crescita culturale del non profit verso il corretto utilizzo del credito e la gestione di eventuali disponibilità liquide, supportare a livello tecnologico le attività di raccolta fondi mediante la riconversione di prodotti già ampiamente operativi e collaudati in uso per l’e-commerce oppure di altri creati ad hoc (e qui mi riferisco al crowdfunding). In sintesi, le banche si devono proporre non solo come fornitori di prodotti e servizi, ma come partner per il non profit, favorendone anche la crescita culturale e di approccio al “mercato”. Dal canto loro, so di affrontare un tema spinoso e diffuso, le banche devono imparare ad approcciare il non profit con livelli abbinati di misurazione dei rischi e dell’impatto sociale, superando le barriere spesso oggi esistenti, costituite da modelli di misurazione dei rischi tarati per le imprese tradizionali, mediante l’introduzione di nuovi modelli qualitativi, che qualche istituto ha già iniziato ad adottare con discreto successo.

Quali sono gli stereotipi che il mondo del non profit ha verso il Profit e viceversa?
Il non profit deve superare il concetto che il profit serva unicamente per attingere risorse, sotto forma di erogazioni liberali e donazioni in senso esteso, e che operare con il profit sia quasi un peccato. Le istituzioni profit devono sempre più sviluppare la conoscenza delle infinite opportunità offerte dalla collaborazione con il non profit, superando a loro volta il pregiudizio che il non profit sia soltanto un mondo che vive di beneficenza, non comprendendo invece che si tratta di un settore di mercato, uso un termine abbastanza “brusco”, che offre ampie possibilità di collaborazione che prevedono benefici, economici e reputazionali, per entrambe le parti.

 

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