di Maria Punzo
Vi presentiamo la prima Charity a Londra che parla Italiano ….
Abbiamo incontrato Ines Saltalamacchia il Preside della Prima scuola Italiana a Londra e davanti ad una tazza di tè abbiamo parlato del loro impresa di creare la prima scuola Italiana a Londra, un successo riconosciuto anche dalle istituzioni Italiane tanto che la sua fondatrice Francesca Nelson-Smith ha ottenuto nel 2016 dall’Ambasciatore d’Italia a Londra, Pasquale Terracciano, la decorazione di Cavaliere dell’ordine della Stella d’Italia per speciali meriti nella promozione dell’educazione e della cultura italiana nel Regno Unito.
Parliamo della prima scuola italiana a Londra, come è nata l’idea?
L’idea è nata da un gruppo di donne, di mamme, che cercavano a Londra una alternativa alla scuola inglese e allora non c’era una scuola che offrisse un programma quanto più simile a quello italiano. All’inizio eravamo 5 mamme e l’idea nacque a Francesca Nelson-Smith che collaborava all’ora con un sito, una comunità italiana online che era Italiana of London, e lì ricevevano tantissime domande del tipo ma c’è una scuola italiana a cui possiamo mandare i bambini?
Quanto tempo ci è voluto per preparare il tutto?
Il primo sondaggio è stato lanciato nel dicembre 2004, dopo di che una volta che si è capito che vi era veramente l’esigenza Francesca insieme a Emanuela Federspil crearono la commissione “una scuola per gli Italians” in cui riunirono il gruppo di volontari per la realizzazione del progetto. Poi fu contattata Mrs Marani, che era una Preside italiana ma da sempre vissuta al Londra con un lungo CV da Preside nelle scuole inglesi e Silvia Carrara, che ha sempre lavorato in campo universitario, in Italia.
…..e quindi un gruppo di esperti
Esatto, anche Alberto Pravettoni che si è occupato della parte finanziaria che era stato tesoriere della scuola italiana di New York, insomma il gruppo si è allargato, diciamo che poi alla fine ci si è ritrovati in 10 a lavorare; tra chi si occupava del CV e chi dei contatti e dei finanziatori. Nel 2008 abbiamo effettivamente fondato la compagnia e registrata come charity, prima di tutto perché avevamo bisogno di fare Fundrising, qui nulla si muove senza raccolta fondi e poi era anche il modo più veloce per coinvolgere l’Ambasciata Italiana di Londra.
Allora la scuola è nata nel 2008 quindi la prima classe è di quell’anno?
No, la charity è stata fondata nel 2007 ma la prima classe, ora che avevamo trovato l’edificio e tutto, è stata nel 2010. Solo la scuola dell’infanzia con classe mista. Il primo giorno erano solo 5 bambini.
e oggi?
A settembre 2015 siamo partiti in 93. Una grossa crescita insomma.
Quante classi ci sono?
Adesso ci sono le due classi dell’infanzia, che comprende ragazzi dai due ai quattro anni, poi abbiamo l’ultimo anno dell’infanzia che ed infine la scuola primaria. In questi giorni abbiamo aperto la 5° classe e nel 2017 finiranno il ciclo elementare e noi ci siamo impegnati a garantire il compimento di tutto il primo ciclo delle scuole primarie, che sono elementari e medie.
I bambini che ti trovi qui, sono di prima o seconda generazione?
Dipende, metà delle famiglie sono puramente italiane, alcuni permanenti altri che si sono spostati per lavoro. Gli altri sono famiglie miste, tipo il 40% dei casi c’è un componente in famiglia di lingua italiana
Quanto è importante è essere una Charity e fare fundraising nella scuola italiana?
Per noi è fondamentale, nel senso che essendo l’unica scuola italiana a Londra l’obiettivo è soprattutto quello di contenere i costi scolastici per le famiglie il quanto più basso possibile. Paragonati alle altre scuole private di centro Londra noi abbiamo decisamente delle rette più basse e i costi li copriamo con il fundraising. Inoltre, siamo una scuola in espansione ogni anno abbiamo lavori e l’apertura di nuove classi e materiale sia informatico e poi abbiamo due insegnanti più gli assistenti per classe. Questi sono tutti costi che cerchiamo di coprire con la raccolta fondi che è continua durante l’anno.
Quanto è differente la scuola che avete costituito rispetto a quella italiana. Cosa consigliereste alla scuola italiana? Insomma, la vostra è alquanto stimolante non solo per la formazione ma proprio anche per la gestione economica del fundraising.
Per prima cosa, molte delle scuole bilingue che ci sono (tantissime anche in Italia) hanno una impostazione diversa, nella maggioranza dei casi quello che fanno è tenere il cv italiano e veicolarlo nel bilinguismo italiano-inglese. La stessa cosa fanno qui le scuole francese. Il programma è quello del loro paese ma le classi sono bilingui veicolate dal bilinguismo, noi la facciamo un po’ diversa perché abbiamo anche tutta una questione di formazione culturale più vasta e rotonda e dall’altra è anche molto stimolante dal punto divista dell’approccio didattico degli insegnanti. Abbiamo molti insegnati italiani con certificati delle scuole italiane e altri insegnanti inglesi con qualifica di scuole inglesi in altre materie ed esperienze. Quindi hanno approcci molto diversi.
Quindi cosa fanno? Un briefing in cui si scambiano le idee e gli obiettivi?
Assolutamente si, hanno un sacco di tempo a loro disposizione perché lavorano insieme nelle classi e nonostante le ore siano divise il CV è sempre quello su cui devono lavorare. È fondamentale quindi, che loro siano sempre a conosceva di quello che sta facendo un altro insegnante per evitare sovrapposizioni oppure mancanze.
Quanta formazione fanno i vostri insegnanti?
Molta, la nostra politica interna è che bisogna fare almeno un paio di corsi di formazione almeno durante l’anno su CV. Per esempio abbiamo mandato tre dei nostri insegnati quest’anno a fare un corso a Reggio Emilia anche se non siamo una scuola per l’infanzia registrati col progetto Re ci ispiriamo a quel modello. Un altro insegnante ha fatto il corso Bertolaso per insegnare matematica. Alcuni corsi li fanno anche qui, non tutti i nostri insegnanti inglesi purtroppo riescono a poter seguire un intero corso in italiano, non parlando perfettamente la lingua. Comunque ogni volta che qualcuno torna aggiorna gli altri e condivide cosa ha imparato.
Per quanto riguarda la raccolta fondi tu cosa consiglieresti ad un preside della scuola italiana, pubblica o italiana che sia?
Di coinvolgere i genitori, io lo vedo molto anche paragonando solo quelle inglesi con la nostra. Il coinvolgimento dei genitori è fortissimo in quelle inglesi fanno tutti un sacco di attività proprio per cercare di raccogliere fondi che poi la scuola investe. Partecipano soprattutto dal punto di vista d’essere una forza pura da permettere alla scuola di avere quel surplus che non è necessario ma è bonus e da noi quest’anno soprattutto negli ultimi due anni l’associazione dei genitori ha lavorato molto in questo senso. Sono loro che organizzano la fiera di natale, la grossa cena di gala all’ambasciata l’hanno organizzata loro. Raccolgono le uniformi di seconda mano e le rivendono e poi tutti quei soldi vengono usati per realizzare i nostri progetti.
….quindi avete una associazione dei genitori?
Si è formata da tutti gli altri genitori anche da quelli i cui figli sono andati via…
Quali sono i sogni nel cassetto della scuola italiana?
Di avere un edificio nostro. Il sogno è prima di tutto di riuscire a coprire tutto quando il cv e aprire anche il liceo portando i ragazzi alla maturità e ci stiamo già lavorando anche se è un progetto separato. Pensavamo nel giro di 4 anni.